Ho letto recensioni sull'Expo che fanno pensare a tutto tranne al fatto che chi le ha scritte ci sia stato davvero, oppure ci sono stati, ma pensavano ad altro. Analisi poco serie, frettolose, volutamente frettolose, ricche di troppe premesse ingannevoli di cui sarebbe meglio fare a meno, usando quei minuti preziosi magari per leggere o farsi spiegare che le api non è che non ci sono perché han rifiutato l'invito, il rumore delle api era "rappresentato" tecnicamente così come la storia è scritta sui libri di carta perché è controproducente riprodurre le guerre puniche in classe così come antipatico alzare il culone per andare a vedere il vero alveare a Nottingham. Portare l'allevamento da Nottingham avrebbe tenuto piuttosto lontani i turisti quindi è andata così. Eh, mica si può andare al cinema a vedere Jurassic Park e lamentarsi perché non ti han fatto accarezzare il dinosauro! Ma forse c'è chi è più attratto dai fast food che mette tanto in evidenza, belli i drammi del bambino con le patatine e la mamma che spiega la fame, praticamente del tutto simile all'immagine di uno che fa centinaia di chilometri per passare 6 (sei) ore all'expo ed andarsene di corsa con il treno o con l'aereo per scrivere la rece con il tablet. Tonnellate di vetro, cemento e acciaio ci mettono senza dubbio tutti d'accordo, o almeno mettono d'accordo quelli di noi che vivono in case di paglia e che per il weekend invitano il resto del mondo a passare del tempo nella nostra veranda stile woodstock, e guai a comprare la tenda al maxistore, o fai come Bear Grills con le foglie di banana o sei un cementificatore. Ma parliamo di Expo, bastano 50 metri in più oltre il fast food e c'è la collina della biodiversità, se poi entri da Roserio perché hai parcheggiato l'auto ad Arese oltre ad avere due biglietti gratis per l'ingresso serale (anticipato alle 18) la collina della biodiversità ed il suo padiglione sono la prima cosa che trovi. Vicino a quel cattivone dell'albero della vita che è talmente brutto che la gente si accalca per vedere gli spettacoli con le musiche, i colori e con i cannoni infernali che mandano l'acqua ad altezze "siderali" ci sono sì gli stand di qualche sponsor ma ci sono anche delle bellissime aree rappresentative di come anche nel deserto si possa far crescere il minestrone, perché queste recensioni non ne parlano? Chi le scrive non lo sa che fuori dagli stadi c'è gente che non sa chi sono Greggio e Iacchetti e che fuori dal suo comodo ufficio c'è gente che non sa leggere e scrivere? Figuriamoci se questo qui sa che c'è gente che ignora che interi deserti adesso ospitano future pietanze ed in alcuni altri dove prima c'era polvere ci sono fontane che sparano ad altezze 3 volte tanto "siderali". Magari il chilometro e mezzo di asfalto e i milioni di miliardi di metri cubi di acciaio e vetro e legno si potrebbero non demolire e riciclare, io che faccio parte delle popolazioni locali rappresentate per l'occasione da un pugliese che vive in Puglia per esempio ipotizzavo un polo consolare mondiale o un'esposizione permanente, una di quelle cose per le quali leverei di mezzo migliaia di inutili e costose figure pubbliche e spenderei più volentieri i soldi per aumentare "sideralmente" l'altezza degli spruzzi infernali delle fontane, oppure ci si può anche rimettere a coltivare le patate...
Sono stato solo 5 volte all'expo, ma ho ancora molto da vedere e ci ritornerò ancora.
Ci sono interi cluster dedicati alle spezie, al pesce, al riso, alle tradizioni alimentari isolane, posti dove capita di vedere un artigiano annusare chiodi di garofano e caffè Indonesiani e rimanerne inebriato, c'è il bar russo con la vodka pessima e le turiste asiatiche a cui piacciono i sessantenni Senaghesi, ci sono video interattivi sulle tecniche di coltivazione in evoluzione, sulle storie del cibo e della cucina, sulla desalinizzazione dell'acqua e sulla prevenzione dalle malattie, rappresentazioni delle speculazioni finanziarie (di wall street o piazza affari o del risparmiatore con il grano negli hedge fund) e degli sprechi di milioni di tonnellate di cibo per incuria, inosservanza e per stupidi regolamenti e burocrazia, c'è l'arte della fotografia nelle zone aride attraverso la quale farsi un'idea di cosa voglia dire svegliarsi la mattina e fare centinaia di km per portare cammelli e capre a pascolare, ci sono anche le capre e i cammelli di plastica del padiglione zero, ma magari chi fa certe recensioni avrebbe voluto gli animali veri, veri come allo zoo o al circo per poi lamentarsi che gli animali non sono liberi! C'è la Coldiretti, i panini con gli affettati, c'è un sacco di gente che non è arrabbiata, ci sono bambini che vogliono i chicken dorè ma anche altri con il panino da casa, le case dell'acqua con la naturale e la gasata, i francesi che non hanno tradotto una sola parola dal francese, spazi ampi per riposare, c'è anche un posto dove mentre scegli sul touch screen la tua spesa il computer ti illustra caratteristiche, vantaggi e svantaggi di quello che vuoi mangiare. Ok non avevamo il mare limpido e le scogliere di Polignano sul quale costruire case a sbalzo, quindi fare il verso a Leonardo reinventando una sorta di vie d'acqua la trovavamo carina come idea per mantenere un minimo di dignità. In ogni caso abbiamo tempo, a Parigi volevano demolire la torre Eiffel dopo l'Expo, poi hanno scoperto che era ottima per le antenne dei telegrafi.
Forse chi scrive certe cose su Expo, pur facendo mille premesse per garantire che le analisi sono lucide e prive di pregiudizi, in realtà di pregiudizi ne è pieno, o forse più probabilmente è andato all'Expo sapendo di non trovare i missionari intenti a sfamare le popolazioni povere. Beh, poteva guardare meglio e osservare di più, la cultura è cibo.
L'Expo offre un pianeta di informazioni e di cultura, l'occasione la si perde a non andarci.